AFRICA

Kenya:
entrare in contatto con la cultura locale

Un pomeriggio abbiamo deciso di fare una passeggiata sulla lunga spiaggia per scoprire la costa e vedere i granchietti sparire nei buchi tra i granelli di sabbia.

Dopo aver camminato per un pò, in lontananza abbiamo visto un gruppo di persone vestite a festa, con abiti dai colori sgargianti, di tutte le età: non erano turisti ma abitanti di Watamu, bambini, donne, anziani, tutti allineati in fila sulla spiaggia in prossimità della riva.

Eravamo incuriositi e ci siamo avvicinati di più: cantavano in swahili, alcune donne soliste intonavano delle strofe e poi tutti in coro ne ripetevano altre, con un ritmo e una musicalità meravigliosi.

Alla fine della fila, quasi in acqua, c’era un uomo: aveva qualcosa in mano, forse un libro e quando parlava lui tutti gli altri abbassavano il tono del canto; ad uno ad uno avanzavano verso quell’uomo e dopo aver ascoltato le sue parole, lo seguivano in acqua fino ad immergere completamente il busto.

Quell’uomo li guardava negli occhi con tale sicurezza e dopo avergli preso il capo lo spingeva giù in acqua un paio di volte, come un battesimo.

Non riuscivamo a staccare gli occhi da quella scena, eppure siamo rimasti in disparte con profondo rispetto per la cerimonia a cui stavamo assistendo: silenziosamente stavamo partecipando a un rito locale, guardando quegli uomini e quelle donne cantare e immergersi in acqua, uscirne con un volto nuovo.

Quelli appena fuori dall’acqua venivano accolti da altri pronti ad avvolgerli in teli colorati, e così vedevamo la fila scorrere e uno dopo l’altro avanzare senza timore. 

Quando uno emergeva dal mare era lì che il canto si faceva più forte, diventava un grido di gioia quasi a sottolineare il passaggio, quel momento religioso di cambiamento.

E’ stata un’esperienza forte che ci ha permesso di entrare in contatto con quella cultura, così distante dalla nostra: l’Africa funziona così, come quel rito.

Ti incuriosisce, ti emoziona e poi ti cambia.